La soluzione più semplice ed economica alla totale mancanza di denti, persi nel corso degli anni vuoi per patologie odontoiatriche che per lesioni traumatiche, resta la classica Protesi Mobile Totale (PMT), ovvero la “Dentiera”.
Essa rappresenta un tipo di protesi che deve essere rimossa dal cavo orale dal paziente per curarne l’igiene.
La dentiera è da sempre la terapia più comune e più economica per ripristinare la
mancanza di tutti o comunque di un gran numero di elementi dentari (si parla in tal caso di Protesi Mobile Parziale), ma esistono tutta una serie di fattori che spesso la trasformano in un ausilio protesico poco confortevole per il paziente.
Il problema principale della PMT è legata al fatto che la stabilità del manufatto protesico è data da un appoggio alle mucose sottostanti e quindi molto dipendente dalla forma dell’osso che sta al di sotto di tali mucose.
Se superiormente la stabilità è in genere buona per la presenza del palato e di un effetto “a ventosa” della PMT che la blocca anche durante la masticazione, altra questione è la PMT nell’arcata inferiore.
Nella mandibola è infatti presente la lingua che non permette di sfruttare un effetto come per l’arcata superiore. Questo comporta che la superficie di appoggio e di ritenzione è molto ridotta, soprattutto se ci sono stati riassorbimenti ossei nel
tempo, comportando una ridotta stabilità durante la masticazione e a volte anche durante l’eloquio.
Esistono alternative alla Protesi Mobile Totale anche se si sono persi tutti i denti?
Esistono oggi alternative ad una PMT che sono legate alla possibilità di poter inserire
impianti osteointegrati in titanio che vadano a sostituire tutti o alcuni dei denti non più presenti.
In tal caso sono tre le tipologie di protesi alle quali ci si può rivolgere.
Quando è possibile inserire un elevato numero di impianti (superiore a 8), una volta atteso che gli impianti inseriti vengano osteointegrati (ovvero bloccati dall’osso che si sviluppa intorno ad essi), si può realizzare una protesi fissa come si farebbe ricoprendo con delle capsule i propri denti naturali, in quanto gli impianti fungono da denti artificiali sui quali realizzare le corone di ricopertura. In tal caso i denti vengono “fissati” in bocca e il paziente non rimuove mai i denti, ma li tratterà come fossero denti naturali.
Quando il numero di impianti che si possono inserire è minore ma comunque di almeno 4-6 impianti, si può realizzare una protesi simile ad una protesi mobile, che però viene “fissata” in bocca attraverso una struttura metallica intermedia fissata sugli impianti.
Il paziente non rimuove quindi quotidianamente la protesi. Il dentista si occuperà di questa operazione in studio.
In pratica sugli impianti osteointegrati si costruisce e si fissa una struttura metallica e la protesi mobile che viene costruita si fissa invece alla struttura metallica stessa.
Una terza opzione consiste invece nell’inserimento di un numero minimo di 2 impianti in posizioni “strategiche” sui quali si creano delle corone calibrate che fungono da attacco per un analogo che si inserisce nella PMT. In questo caso la protesi non è fissata agli impianti ma sfrutta questi ultimi come appoggio, permettendo una migliore tenuta.
In questo caso la protesi deve essere rimossa dal paziente per la pulizia quotidiana, anche se una volta inserita in bocca permette una migliore stabilità durante la masticazione e l’eloquio.
Questa possibilità è utilizzata soprattutto per la riabilitazione dell’edentulia della arcata inferiore.
Ma è sempre possibile risolvere i casi di completa edentulia (mancanza totale di denti) con l’inserimento di impianti osteointegrati?
E’ chiaro che la fattibilità di qualunque dei piani di trattamento di cui si è parlato non è sempre possibile.
Problemi di ridotta quantità o di non sufficiente qualità dell’osso residuo della base
mandibolare (arcata inferiore) o di quella mascellare (arcata superiore), associati ad un quadro di salute generale non perfetto, possono infatti rendere complesso, se non
impossibile, l’inserimento di impianti osteointegrati e quindi la realizzazione di protesi diverse da quella mobile tradizionale ad appoggio mucoso.
Solo il dentista può analizzare ogni singolo caso clinico e valutare la fattibilità di un
intervento o dell’altro, considerando le esigenze e le possibilità del paziente. Sarà cura del dentista anche la richiesta di eventuali esami strumentali di approfondimento che vanno dalla semplice radiografia panoramica fino alla TAC tridimensionale con tecnica ConeBeam, piuttosto che di esami ematochimici o consulti con altri specialisti in caso di patologie che alterando lo stato di salute generale del paziente rendono più complesso l’intervento.